Indice
Premessa
Introduzione
  Prima parte: Aspetti teorici
Capitolo primo: Il Business Plan - aspetti generali
Capitolo secondo: Aspetti teorici della pianificazione e programmazione aziendale
Capitolo terzo: Sviluppo e analisi di un modello economico-finanziario su elaboratore
  Seconda parte: Sviluppo di uncaso aziendale
Capitolo quarto: Sintesi preliminare
Capitolo quinto: Descrizione generale dell'impresa
Capitolo sesto: Prodotti e servizi
  Capitolo settimo: Il piano di marketing
  Capitolo ottavo: Il piano tecnico operativo
  Capitolo nono: Il piano economico-finanziario
  Capitolo decimo: Allegati
Bibliografia e note

 

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE
FACOLTÀ DI ECONOMIA
   
Capitolo terzo:
SVILUPPOE ANALISI DI UN MODELLO ECONOMICO-FINANZIARIO SU ELABORATORE

3.1 IL MODELLO DEL PIANO ECONOMICO-FINANZIARIO
Nei capitoli precedenti abbiamo visto come l’attività d’impresa non possa essere gestita attraverso l’improvvisazione, è invece necessario innescare un processo che permetta di:
- definire gli obiettivi e i programmi necessari a raggiungerli;
- verificare la fattibilità dell’idea imprenditoriale;
- eventualmente sostenere una richiesta di finanziamento.
Dopo la definizione degli obiettivi e delle relative risorse, responsabilità e i programmi necessari al loro conseguimento, l’esigenza più immediata dell’imprenditore sarà quella di poter conoscere la dinamica economico-finanziaria della sua attività, verificando la fattibilità dell’idea imprenditoriale (56). Questa parte viene trattata in una sezione specifica del business plan il cui scopo è quello di formulare delle proiezioni credibili e comprensive che riflettano in anticipo la performance finanziaria dell’impresa (57). Il piano economico finanziario non è altro che la traduzione in termini numerico-monetari di tutte le affermazioni che sono state fatte nelle altre sezioni del piano. Se il piano di marketing prevede una campagna pubblicitaria per la promozione del prodotto o dell’attività, ebbene dovremmo trovarne traccia nelle proiezioni. Oppure se il piano operativo prevede manodopera tecnica quantificabile in 10 persone, il piano economico finanziario dovrà fare delle previsioni di costo di personale che riflettano coerentemente i valori del piano operativo. Se queste proiezioni sono preparate attentamente e coerentemente supportate, possono essere utili a prendere consapevolezza dei punti di forza e di debolezza del business, oltre a misurarne l’attrattività dell’investimento per l’investitore. Nella stesura del piano economico finanziario è importante attenersi a dati attendibili, infatti, è probabile che il potenziale finanziatore faccia una propria indagine per verificare la validità delle stesse. Pertanto, qualora la sezione economico finanziaria presenti dati che si discostano dalla norma del settore si renderà necessario fornire delle valide spiegazioni a tali scostamenti (58).
Mentre il resto del business plan permette di acquisire una comprensione generale della natura dell’impresa, le proiezioni finanziarie svolgono una funzione chiave per tutti gli investitori che possono trarre indicazioni nel prevedere quali potranno essere i tassi di rendimento attesi della nuova iniziativa, mentre il finanziatore potrà valutare la capacità della neo impresa di rimborsare il prestito.

3.1.1 Il modello informatico
In questo capitolo andremo ad analizzare il modello economico-finanziario che è stato sviluppato per l’azienda M.M.C. S.r.l. di Monfalcone. Le proiezioni economico-finanziarie scaturiscono dall’utilizzo dei tre prospetti contabili fondamentali che costituiscono il supporto di tutte le analisi e sono:
- Il conto economico;
- Lo stato patrimoniale;
- Il flusso di cassa.
Partendo da presupposti fittizi che non rispecchiano la particolare strategia dell’impresa M.M.C. S.r.l., nel presente capitolo effettueremo una simulazione per verificare la funzionalità del modello, nelle ultime pagine dello stesso troviamo tutti i prospetti utilizzati. Le proiezioni che fanno riferimento al business plan dell’azienda in questione possono, invece, essere trovate al capitolo 4 nell’ultima sezione.
Per aumentare la flessibilità del modello impiegato, si è deciso di trasportarlo personalmente su computer tramite il programma di elaborazione di fogli elettronici Microsoft EXCEL. Un lavoro questo che non è stato semplice perché ha richiesto l’acquisizione di tecniche di calcolo che non si possedevano, ma sicuramente molto utile per l’imprenditore che potrà trarre molti vantaggi dalla flessibilità che un elaboratore è in grado di garantire, infatti:
- Potrà formulare attendibili ed analitiche previsioni sul flusso di cassa e sulle variazioni degli altri elementi numerari. Tali valutazioni saranno fondate sia su elementi certi a priori, sia su quelli che, sempre ex ante, verranno considerati i più probabili;
- Potrà aggiornare le previsioni iniziali modificando i parametri di input qualora, nel corso delle varie fasi di esecuzione dei valori, si manifestino scostamenti rispetto alle ipotesi formulate in precedenza o qualora le condizioni contingenti consiglino di modificare le previsioni sugli sviluppi successivi;
- Potrà avvantaggiarsi della simulazione dei risultati prospettando diverse alternative ed analizzando le conseguenze da esse derivanti sui vari aspetti della gestione. Questa possibilità si palesa di particolare interesse perché consente all’imprenditore di vagliare un vasto orizzonte di situazioni ipotetiche. Esse potranno riguardare la valutazione degli effetti indotti da una serie di situazioni (più o meno favorevoli per l’impresa) che possono verosimilmente verificarsi nel corso dello svolgimento dell’iniziativa imprenditoriale. Questa possibilità di valutare le conseguenze generate dal quesito “Che cosa accadrà alla dinamica economico-finanziaria dell’impresa se…?” appare l’aspetto più qualificante del modello informatico qui proposto (59).

3.1.2 Premessa dell’analisi
Il presente capitolo svolge una duplice funzione, da un lato è un momento importante nel presente lavoro perché chiarisce le modalità di calcolo che sono state utilizzate per quantificare i risultati di conto economico, stato patrimoniale, flusso di cassa e relativi indici della sezione economico-finanziaria del business plan. Dall’altro le informazioni ivi contenute sono state utilizzate dall’azienda M.M.C S.r.l. come supporto informativo per il corretto utilizzo del software.
Come è stato già ampiamente discusso, un business plan non è completo se non contiene anche un’elaborazione delle conseguenze economiche e finanziarie connesse alla realizzazione del progetto imprenditoriale (60). Di seguito verrà illustrata la metodologia che è stata utilizzata per costruire un preventivo economico-finanziario.
La presente guida ad uso interno dell’imprenditore si pone l’obiettivo di evidenziare:
- Commento ai prospetti utilizzati: modalità di calcolo delle principali voci, al paragrafo 3.2;
- Aspetti critici della simulazione, al paragrafo 3.3;
- Esempi sulla modalità di analisi dei valori che scaturiscono in sede di simulazione nello stato patrimoniale e nel conto economico (situazione simulata), al paragrafo 3.4.

3.2 COMMENTO AI PROSPETTI UTILIZZATI: MODALITÀ DI CALCOLO DELLE PRINCIPALI VOCI
Il foglio di calcolo si compone di 8 fogli (PROSPETTI):
Prospetto 1 Presupposti
Prospetto 2 Prospetto degli investimenti
Prospetto 3 Ricavi di vendita
Prospetto 4 Costi di gestione
Prospetto 5 C.E. previsionale
Prospetto 6 S.P. previsionale
Prospetto 7 Flusso cassa previsionale
Prospetto 8 Valutazioni

Per quello che riguarda la compilazione del foglio di calcolo, bisogna sapere che:
- i dati modificabili sono evidenziati in blu e preceduti da un asterisco (*), mentre quelli che si ricavano automaticamente da formule pre-inserite non sono preceduti da nessun segno.
- è da notare inoltre, che le celle accompagnate da un triangolino rosso in alto a destra presentano un commento che favorisce la comprensione del contenuto della cella; il commento viene visualizzato nel momento in cui il cursore scorre sulla cella.

3.2.1 Presupposti
Prima di redigere i prospetti caratterizzanti il piano economico-finanziario è indispensabile esporre in modo chiaro e conciso i presupposti su cui si basano le proiezioni. Presentare, infatti, soltanto delle cifre avrebbe un significato limitato, in quanto il lettore è in grado di valutare la validità delle proiezioni solo dopo aver esaminato con attenzione i presupposti adottati dall’impresa. Questi ultimi si possono sicuramente considerare la parte più importante di tutta la sezione economico finanziaria: essi costituiscono il fondamento sul quale si sviluppa il resto del piano. Nell’esporre i presupposti l’obiettivo principale delle proiezioni è quello di essere convincenti ma al tempo stesso concisi.

Interessi passivi % sui debiti finanziari a breve: è il tasso di interesse che si riferisce al costo del finanziamento a breve a cui deve ricorrere l’impresa per finanziare quella parte del fabbisogno finanziario che non è coperta dai mezzi durevoli. È calcolata sulla voce banche c/c passivi inserita nel passivo dello stato patrimoniale.
Cassa minima: è la cassa che necessita l’azienda per la gestione degli affari quotidiani.
Giorni di dilazione per l’incasso: sono i giorni entro i quali si prevede di riscuotere i crediti. Concedere credito è necessario per quasi tutte le operazioni commerciali, bisogna però stare attenti che un credito eccessivo non ci allontani dagli obiettivi di redditività prefissati.
Giorni di dilazione per pagamento: normalmente bisognerebbe pagare i fornitori entro limiti di tempo non inferiori alla media del credito che si concede ai clienti. Tuttavia, molte società con buona liquidità preferiscono usufruire di sconti per pronto pagamento. Bisogna quindi decidere cos’è più fattibile.
Giacenze di magazzino in giorni: l’investimento in magazzino è necessario per garantire una produzione continua e costante, va tuttavia contenuto per evitare una serie di costi per niente irrilevanti, anche in considerazione dell’elevato costo del denaro.
Apporti di capitale: sotto questa voce va inserito l’importo del capitale, sottoscritto e versato dai soci.
Accensione debiti M/L termine: sono i debiti a medio/lungo termine che scadono oltre 12 mesi e che fanno riferimento ad esempio ai mutui per investimenti in attività materiali, che non dovrebbero mai essere finanziati con prestiti a breve.
Rimborso debiti M/L termine e Interessi debiti M/L termine: con riferimento alla voce “accensione debiti M/L termine” rappresentano le quote periodiche di rimborso e di interesse del finanziamento. Il foglio non prevede il calcolo di queste quote, l’imprenditore deve inserirle manualmente senza la possibilità di calcolarle.
Le restanti voci sono intuitive e non richiedono particolari spiegazioni, anche per quello che riguarda lo specchietto delle metodologie di calcolo è sufficiente inserire i dati nelle celle precedute dall’asterisco (*).

3.2.2 Prospetto degli investimenti in immobilizzazioni
Nello specchietto acquisti viene inserito il costo dell’immobilizzazione considerando l’anno d’acquisto e la categoria di riferimento.
Avendo le immobilizzazioni una vita limitata nel tempo, una quota, parte del loro costo, è considerata come appartenente a un determinato periodo. Gli ammortamenti costituiscono il procedimento contabile per convertire le immobilizzazioni in costi di esercizio. Per determinare il costo d’ammortamento d’esercizio è stato utilizzato un metodo di ammortamento a quote costanti. Nello specchietto quote d’ammortamento si può variare l’aliquota. Non ci sono altri interventi da poter attuare.
Inoltre e solo per il primo anno la voce (c)Impianti e macchinari non è stata tenuta in considerazione per il calcolo dell’IVA; e sempre per il primo anno, la voce (c)Impianti e macchinari e (d)Attrezzature industriali non sono state ammortizzate non essendoci previsione di produzione.

3.2.3 Ricavi di vendita
L’impresa lavora su diverse tipologie di commessa e ognuna di queste avrà uno specifico prezzo unitario. Ogni tipologia di commessa ha caratteristiche particolari e le informazioni relative possono essere ottenute dalla sezione del piano di marketing del business plan al capitolo 4. Quello che è importante sottolineare in questa sede è che l’imprenditore dovrà solo determinare il numero e la tipologia di commesse che prevede di poter acquisire nel corso dei cinque anni per ricavare lo specchietto ricavi di vendita relativi.

Tabella 1 – Ipotesi per tipologia di commessa

 

medi

Grandi

high tech

 Costi per la messa a punto del processo (milioni)

300

300

500

 Prezzo di vendita per pezzo (lire)

75.000

50.000

500.000

 N. di pezzi per progetto

8.000

15.000

500

 Provvigioni su messa a punto del progetto (20%) 

60

60

100

Costi materiali e Royalties (15%+5%)

15.000

10.000

100.000

Costo per pezzo al cliente (processo + produzione)

87.500

56.667

833.333

 

 

 

 

3.2.4 Costi di gestione
I costi si distinguono anzitutto in costi ordinari e costi straordinari. I costi ordinari a sua volta, si distinguono in costi caratteristici e costi accessori. I costi caratteristici, secondo la definizione accolta dal decreto legislativo n.127 del 1991 attuattivo delle direttive CEE in materia societaria e modificativo degli articoli 2423 e seguenti del Codice Civile, sono costituiti dai costi legati al ciclo operativo aziendale normale, dove per quest’ultimo si intende l’insieme delle fasi di provvista, trasformazione tecnico-economica e scambio sino al conseguimento monetario dei ricavi (61). In questa categoria rientrano costi quali l’acquisto delle materie prima, gli stipendi, la pubblicità, l’energia elettrica, i costi degli affitti dei locali nei quali si svolge l’attività d’impresa. I costi accessori invece, sono relativi ad operazioni che fanno parte della gestione ordinaria (quindi non straordinaria), ma che non rientrano nella gestione caratteristica (62), come la gestione di partecipazioni o quella immobiliare per un’impresa industriale. I costi straordinari, secondo quanto chiarito dalla relazione ministeriale al decreto legislativo n.127 del 1991, derivano da eventi estranei alla gestione ordinaria. Pensiamo ad esempio agli oneri connessi ad eventi casuali quali furti, ammanchi, incendi o ancora a operazioni di cessione di immobili civili ed altri beni non strumentali dell’attività d’azienda (63). Da precisare che, vista la difficoltà di calcolare con una certa precisione i costi straordinari, in genere non si considerano nelle previsioni economico finanziarie (64). Stessa cosa dicasi per i costi accessori che nel caso specifico della M.M.C. S.r.l. non sono stati contemplati.
I costi caratteristici a sua volta si distinguono in costi fissi (65)e costi variabili. I costi fissi sono i costi che non variano con il variare, entro certi limiti anche abbastanza vasti, della quantità prodotta, ferme restando le altre condizioni. Sono considerati quindi costi di struttura o di capacità, nel senso che fino a quando non si supera la capacità esistente non variano. Raggiunta la capacità produttiva massima, per superarla si ha uno sbalzo dei costi fissi. Nel caso specifico della M.M.C. S.r.l. i costi fissi sono stati suddivisi in costi generali, costi amministrativi, costi commerciali, costo del lavoro. Fare riferimento al prospetto n.4 alla fine del capitolo per visualizzare le sottovoci che compongono queste categorie di costo. I costi fissi tradotti in dati medi, hanno un andamento decrescente con legge iperbolica, al crescere del volume di produzione. All’esaurimento della capacità produttiva, a causa del sostenimento di un ulteriore costo fisso, si ha un immediato incremento del costo medio che tende poi di nuovo a decrescere.
Infatti, se il costo dello stipendio di un dirigente è di L. 90.000.000 l’anno, se i prodotti sono 1.000, l’incidenza è di L. 90.000 per prodotto e scende a L. 30.000 se i prodotti sono 3.000. se a questo punto è necessario assumere un nuovo dirigente, il costo medio sale a 60.000 (180.000.000 : 3), ma scende a L. 30.000 se i prodotti sono 6.000. tutto questo spinge le aziende a forzare le vendite e quindi la produzione fino a raggiungere lo sfruttamento ottimale della capacità produttiva esistente.
I costi variabili sono quelli che variano con il variare, anche minimo, della quantità di produzione cioè delle unità prodotte. Variabili sono i costi speciali ossia i costi delle materie e della manodopera diretta (quest’ultima solo se si può assumere che le risorse inutilizzate possano essere rilasciate o assegnate ad altri incarichi).
La distinzione tra costi fissi e variabili non è sempre agevole, infatti, il costo della manodopera diretta che viene solitamente considerato un costo variabile, può diventare un costo fisso a causa della scarsa mobilità interna ed esterna e della scarsa convenienza per l’azienda a ridurre il personale in caso di riduzioni di produzione che siano transitorie e non definitive. Presupposto questo adottato per il caso in questione, dove la voce “costi per il personale” è stata inserita nei costi fissi di struttura.

La configurazione di costo adottata dei costi di gestione è a Costo variabile del venduto e a Costi fissi di struttura.
Le rimanenze dei prodotti sono definite da (ricavi di vendita/365) X gg giacenza prodotti;
Le rimanenze delle materie prime sono definite da (Acquisti materie/365) X gg giacenza materie;
L’accantonamento TFR è determinato automaticamente in base alla spesa prevista e corrisponde a una mensilità dello stipendio per ogni lavoratore.
I valori attribuiti alle altre voci dipendono dalla previsione della M.M.C. S.r.l.

3.2.5 Conto Economico Previsionale
Il conto economico riflette le conseguenze delle decisioni operative sulla performance dell’impresa durante un esercizio economico e rappresenta un’aggiunta necessaria per evidenziare gli elementi che determinano la variazione del capitale. Il profitto o la perdita aumenta o diminuisce il capitale proprio nello stato patrimoniale.
Il C.E. previsionale è esposto attraverso uno schema sintetico delle voci. Le poste sono ricavate dai prospetti precedenti per quanto riguarda i costi, i ricavi, gli ammortamenti e le imposte, l’unico dato calcolato nel presente foglio è rappresentato dagli oneri finanziari.
Oneri finanziari: sono comprensivi degli interessi pagati per il finanziamento a M/L periodo (prelevati dal prospetto dei presupposti) a cui viene sommato il valore degli interessi passivi pagati per il finanziamenti a breve banche c/c passivi (dal prospetto 6) X 7% (dal prospetto 1).

Tabella 2 - Schema sintetico delle voci di Conto Economico

Ricavi di vendita
- Costo del Venduto
Margine di contribuzione netto

- Costi fissi di struttura
Margine operativo lordo

- Ammortamenti
RISULTATO OPERATIVO

- Oneri finanziari
Risultato ante imposte

- Imposte
RISULTATO NETTO D’ESERCIZIO

Qui sopra viene riportato lo schema di conto economico a ricavi e costo del venduto che è stato utilizzato nel presente lavoro. Con questa formulazione è possibile mettere in luce degli indicatori economici particolarmente interessanti. L’azienda, infatti, sostiene dei costi monetari (per materiali, servizi e lavoro) che concorrono alla realizzazione di un prodotto/servizio successivamente posto in vendita sul mercato. Tali operazioni provocano una successione di costi e ricavi che, posti a confronto tra loro in un determinato arco temporale, determinano la creazione di un margine economico (Margine Operativo Lordo), utilizzabile per la copertura dei rimanenti costi (ammortamenti e remunerazione dei capitali) diventando Risultato Operativo prima e Risultato ante Imposte poi e solo dopo il confronto con la voce imposte possiamo evidenziare il Risultato Netto d’esercizio. Tale quantità però non si concretizza necessariamente nella creazione di valore economico per l’impresa, se non dopo l’analisi della dimensione finanziaria connessa (vedi il cash flow) (66).
In particolare il concetto di Risultato Operativo occupa una posizione centrale nella nostra analisi per due motivi. Il primo perché è un indicatore indipendente dal modo in cui l’impresa si finanzia, infatti, da esso sono esclusi gli oneri finanziari (espliciti) non avendo attinenza con le attività produttrici di reddito, esse piuttosto riguardano il finanziamento di tali attività. Il secondo perché l’indice è anche epurato dalla componente imposte sul reddito. Si tratta di un componente negativo che non rappresenta il costo di acquisizione di specifici fattori produttivi e perciò non è in alcun modo riferibile direttamente all’attività produttiva (67).

3.2.6 Stato Patrimoniale Previsionale
La funzione dello stato patrimoniale è di rappresentare la situazione patrimoniale-finanziaria di un’impresa in un dato istante. Esso mostra da una parte l’ammontare del capitale investito nell’impresa (attività) e dall’altro il modo in cui è finanziato (passività e patrimonio netto). Deve sempre quadrare, giacché il totale attivo investito nell’impresa è esattamente compensato dalle rispettive fonti o passivo. Per un’impresa in fase di avvio predisporre questo prospetto è ancora più importante: se si dovesse scoprire, infatti, dopo essere partiti, di non avere i fondi necessari per arrivare alla piena realizzazione del progetto, si rischia non solo di non portarlo a termine ma di perdere anche il denaro che si è già investito.
Fra le diverse modalità di classificare lo stato patrimoniale, si è adottata quella recepita dalla legislazione civile italiana negli articoli 2324 e 2325 del codice civile e pertanto adottata da tutte le imprese nella pubblicazione dei loro bilanci, è effettuata sulla base del ruolo svolto dai diversi elementi patrimoniali nell’ambito dell’ordinaria gestione aziendale (68).
Lo stato patrimoniale si comporrà delle attività circolanti, tutte le attività dell’impresa che diventeranno potenzialmente liquide entro 12 mesi (crediti verso clienti, rimanenze di magazzino, disponibilità liquide…) e, in via residuale, le attività fisse. Queste ultime rappresentano tutti i capitali durevolmente investiti per l’acquisizione di cespiti (quali macchinari, attrezzature, fabbricati, mobili d’ufficio…) e immobilizzi immateriali ai quali si sottraggono i corrispondenti fondi di ammortamento.
Il passivo, evidenzia la composizione dei debiti a breve e a lungo termine (capitali di terzi) e i mezzi propri (capitale netto). Lo stato patrimoniale è statico perché è come un’istantanea che riflette le condizioni del momento in cui è stato redatto. Un’altra sua caratteristica è di essere cumulativo perché rappresenta tutte le decisioni e operazioni verificate e registrate fino a quel momento.

Tabella 3 - Schema sintetico delle voci di Stato Patrimoniale

Disponibilitŕ liquide
Crediti v/clienti
Crediti diversi
Rimanenza di magazzino
Erario C/IVA
Attivitŕ circolanti

Attivitŕ fisse

TOTALE ATTIVITA'
Debiti v/fornitori
Debiti diversi
Fondo TFR
Fondo Imposte Erario C/IVA
Passivitŕ di funzionamento

Banche c/c passivi
Debiti a lungo termine
Passivitŕ di finanziamento
TOTALE PASSIVITA'

Capitale sociale
Riserva di utili
Risultato netto d'esercizio
TOTALE PATRIMONIO NETTO

Disponibilità liquide: È data dalla seguente somma algebrica, Disponibilità liquide anno precedente (prospetto 6) + Flusso di cassa totale (prospetto 7) + Variazione banche c/c passivi (prospetto 8) – Variazione cassa minima (prospetto 7).
Crediti v/clienti: ((ricavi + IVA) / 365) X gg di dilazione (prospetto 1).
Crediti diversi: fa riferimento a crediti a breve verso soci e altri crediti sorti al di fuori dei rapporti di fornitura. ricavi x 1,5% (prospetto 1).
Attività fisse: Riporta il valore netto delle immobilizzazioni ricavato nel prospetto 2.
Debiti verso fornitori: ((costi variabili + IVA) + (costi fissi + IVA) / 365) x gg di dilazione (prospetto 1).
Debiti diversi: fa riferimento a debiti verso enti previdenziali ed eventuali indennità di licenziamento. (costi fissi + costi variabili) x 1,5% (prospetto 1).
Banche c/c passivi: somma algebrica del prospetto 7, Banche c/c passivi iniziali + Variazioni banche c/c passivi.
Fondo TFR: Somma degli accantonamenti del prospetto 5.
Debiti a lungo termine: Si riferisce ai finanziamenti a cui accede l’impresa (mutui, finanziamenti agevolati a lungo periodo, etc.), l’accensione del debito viene iscritta nel prospetto 1 e iscritta in bilancio al netto del rimborso.
Capitale sociale: come sopra.
Riserva di utili: In queste simulazioni non si prende in considerazione la distribuzione degli utili, e la riserva sarà data dalla somma dei risultati netti di esercizio.
Risultato netto di esercizio: dal prospetto 5.

3.2.7 Flusso di cassa previsionale
Anche in questo caso la maggior parte dei dati sono ricavati dai prospetti precedenti.
Variazione di cassa minima: variazione registrata nel valore di cassa minima, ossia nel livello minimo che consente di gestire le operazioni giornaliere.
Variazione banche c/c passivi: la sua determinazione avviene in base all’analisi di diverse variabili. È la voce principale per la quadratura del bilancio, mette in relazione lo stato patrimoniale con il flusso di cassa e il conto economico.
L'algoritmo utilizzato per la quadratura del bilancio è il seguente (clicca sopra).

3.3 ASPETTI CRITICI DELLA SIMULAZIONE
Per una corretta previsione di conto economico e stato patrimoniale previsionali sono stati opportunamente considerati alcuni elementi critici per il corretto sviluppo del modello informatico:
- Le imposte dirette;
- Le imposte indirette;
- Interessi passivi sui debiti finanziari a breve;
- Giorni di dilazione per l’incasso;

3.3.1 Le imposte dirette
Le imposte dirette sono costituite dall’IRPEG e dall’IRAP, rispettivamente l’aliquota applicata è del 37% per la prima e del 4.25% per la seconda. Per una corretta simulazione e previsione del fabbisogno finanziario che si origina dalla gestione corrente è giusto tenere in considerazione anche le imposte e il relativo fondo in cui vengono iscritte (fondo imposte). La base imponibile dell’IRPEG corrisponde alla voce ‘Risultato ante imposte’. La base imponibile dell’IRAP è una base variabile e secondo normativa corrisponde alla differenza tra il “Valore della produzione” e i “Costi della produzione”. Queste voci fanno riferimento al bilancio civilistico, nel nostro caso lo stesso risultato può essere ottenuto considerando il risultato operativo. La base imponibile deve essere ulteriormente allargata considerando anche tutti quei costi che sono considerati indeducibili dalla normativa: “Costo del lavoro“ a cui bisogna aggiungere anche quelle collaborazioni esterne che hanno carattere continuativo, “Compensi agli amministratori” e “Oneri finanziari”. L’estensione della base imponibile così determinata può originare un debito d’imposta pur avendo un risultato netto d’esercizio negativo (come accade nel secondo esercizio). Inoltre, una base imponibile variabile può incidere notevolmente sul reddito d’esercizio, a questo proposito è stato ritenuto non corretto, seppur in sede previsionale, la determinazione dell’imposta come somma di Irpeg + Irap (42%). Le imposte, infatti, dipendono da diversi fattori, ad esempio le imprese più svantaggiate sono quelle con molti dipendenti, collaboratori e un elevato indebitamento e per alcune aziende imposte complessive sull’utile hanno raggiunto anche picchi del 90% (anche se questa non è la situazione della M.M.C. Srl).

Tabella 4 - Specchietto tratto dal prospetto di conto economico previsionale

 

2000

2001

2002

2003

2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risultato
ante-imposte

-       206

100%

-       233

-100%

        510

100%

     1.806

100%

     2.770

100%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Imposte 
(IRPEG+IRAP)

            -

0,0%

-         13

-4,6%

-       233

45,6%

-       766

42,4%

-    1.167

42,2%

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Risultato netto
di es.

-       206

0,0%

-       246

-95,4%

        277

54,4%

     1.040

57,6%

     1.603

57,8%

Nello specchietto qui sopra viene riportata la situazione della M.M.C. Srl dopo il finanziamento per l’acquisizione del macchinario di 1.750 L/mil. Inoltre, anche se non procederemo in tal senso in questa sede, potrebbe essere interessante estendere la simulazione considerando un ulteriore finanziamento nell’anno successivo per l’acquisto del terreno e la costruzione del fabbricato industriale, infatti, inizialmente, l’impresa svolgerebbe la sua attività in un fabbricato preso in affitto, questa ulteriore previsione è utile per vedere come si modifica la situazione in termini di imposte.

3.3.2 Le imposte indirette
La contabilizzazione dell’IVA è un aspetto da non sottovalutare neppure in fase di simulazione/previsione, infatti, con la sua introduzione in bilancio si modifica in maniera rilevante il flusso di cassa totale. Per vedere l’influenza dell’IVA in termini di fabbisogno finanziario è stato ipotizzato nel foglio di calcolo:
- L’aliquota IVA sia pari al 20% su tutti gli acquisti e le vendite (dato modificabile);
- Sull’acquisto del macchinario non è applicata l’IVA (in seguito alla triangolazione M.M.C., M.I.R., C.M.T.);
- Il versamento dell’IVA avviene trimestralmente (o mensilmente, l’opzione è modificabile).

Il fabbisogno finanziario determinato dall’IVA dipende da due fenomeni:
- Dai versamenti periodici dell’IVA, derivanti dal saldo tra debiti e crediti IVA (nel bilancio alla voce Erario c/IVA);
- Dall’IVA che è pagata sui costi prima di aver incassato l’IVA sui ricavi (prelevando il valore dell’IVA nei crediti v/clienti e nei debiti v/fornitori viene fatta la differenza).

Tabella 5- Il fabbisogno finanziario determinato dall'IVA

 

2000

2001

2002

2003

2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erario c/IVA

 

-61

 

22

 

61

 

122

 

176

Crediti v/clienti

0

0

266

44,3

529

88,2

965

160,8

1336

222,7

Debiti v/fornitori

9

-1.5

105

-17,5

153

-25,5

239

-39,8

304

-50,7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IVA complessiva

 

-62.5

 

48,8

 

123,7

 

243

 

348

Ecco allora che il fabbisogno finanziario determinato dall’IVA presenta un valore non trascurabile in bilancio il primo anno (2000) pari a 62.5 L/mil, il valore è negativo perché si tratta di IVA a credito e quindi contabilizzata nell’attivo dello Stato patrimoniale. Questo risultato deriva dagli investimenti sostenuti dall’impresa senza avere una contropartita produttiva. Se da un lato questa situazione solleva l’impresa dai versamenti IVA (mensili o trimestrali), dall’altra, genera un fabbisogno finanziario che dovrà essere coperto, qualora il capitale proprio e il finanziamento a lungo termine non siano sufficienti, attraverso il ricorso a finanziamenti di breve termine. Questi ultimi nel bilancio sono evidenziati dalla voce “Banche c/c passivi”.
Negli anni successivi, invece, l’ammontare dell’IVA è positivo, quindi viene registrato nel passivo dello stato patrimoniale, contribuendo in questo modo a fornire, come fonte di finanziamento, una valida e solida copertura ai fabbisogni a cui l’impresa deve far fronte.

3.3.3 Interessi passivi sui debiti finanziari a breve
Come si vedrà in seguito attraverso l’analisi del foglio di calcolo, la voce “Banche C/C passivi” riflette tutti i fabbisogni di liquidità che non sono coperti dal versamento di mezzi durevoli. Questo significa che è grazie ad essa che è possibile far quadrare il bilancio, tale quadratura però, non è frutto di un escamotage, bensì dall’aver relazionato tra loro i conti economici, gli stati patrimoniali e i flussi di cassa. È fondamentale porre attenzione all’entità del suo valore, il quale non deve superare i limiti imposti dagli affidamenti che è possibile ottenere. L’interesse che viene applicato dipende dalla modalità utilizzata per la copertura del fabbisogno finanziario:
- es. 7% attraverso l’utilizzo di un fido bancario;
- es. 12% attraverso l’utilizzo di uno scoperto di c/c.
Nel caso in questione è stato ipotizzato l’utilizzo di un fido bancario dietro la presentazione delle dovute garanzie.

3.3.4 Giorni di dilazione per l’incasso
Lo sfasamento temporale presente nella dimensione monetaria (pagamenti e incassi) degli accadimenti economici (costi e ricavi) incide sul capitale circolante netto operativo e quindi sul fabbisogno che è generato dalla gestione corrente.
Dall’analisi dei conti economici si evidenziano dei margini elevati, infatti, i costi di gestione al netto dei ricavi determinano un Margine Operativo Lordo (MOL) in tendenziale crescita nei primi due anni di produzione, per attestarsi intorno al 60% dei ricavi quando l’impresa opera a pieno regime. Per questo motivo, e senza sottovalutare i giorni di dilazione per il pagamento dei fornitori, bisogna prestare particolare attenzione nella determinazione dei giorni di dilazione dell’incasso in sede di accordo contrattuale.

Tabella 6– Gli effetti che i giorni di dilazione per l’incasso hanno sul fabbisogno finanziario

 
2001
delta
2001
 
Giorni di dilazione per l’incasso
80 gg
D(+50 gg)
130 gg
Vendite
1010
(0)
1010
Crediti v clienti / vendite
26,3%
D (+16,4%)
42,7%
       
Crediti v/clienti
266
D (+166)
432

Queste qui sopra sono le conseguenze riportate da una non corretta valutazione dei giorni di dilazione, le poste in gioco sono di rilievo in bilancio soprattutto se iniziamo a considerare le vendite del quinto anno (5.080 L/mil), la differenza aumenterebbe da 166 a 832 L/mil mettendo in una vera e propria crisi di liquidità l’impresa che ha un utile più che degno di nota (1.607 L/mil).
Il miglior modo di agire si può concretizzare nel definire la tipologia di clienti (pubblici o privati), quindi ipotizzare, considerando il possibile potere contrattuale del cliente, i giorni di dilazione per entrambi. Nell’eventualità che l’impresa tratti con entrambe le tipologie di clienti sarà necessario fare una media ponderata riferita al fatturato.
Una previsione eccessivamente ottimistica porta gravi ripercussioni sul ciclo finanziario dell’impresa e quindi sul capitale circolante netto operativo (CCN op), ossia sull’ammontare di risorse finanziario che vengono assorbite dalla gestione corrente.

Come si può vedere dallo specchietto sotto riportato, la variazione di 166 L/mil va ad incidere sulla gestione dell’anno in corso portando a una crescita del fabbisogno finanziario in misura rilevante. Questo squilibrio incide sul risultato di conto economico attraverso un aumento degli interessi passivi del fido utilizzato, un aumento delle imposte (IRAP) e quindi un risultato netto di esercizio ridotto; tale riduzione che interviene sul flusso di cassa totale porta a un ridimensionamento della voce “Banche c/c passivo” e l’incremento di questa voce va a ripercuotersi nello stato patrimoniale.

Tabella 7– Relazione tra i giorni di dilazione per l’incasso e il CCN op

 
2001
delta
2001
 
Giorni di dilazione per l’incasso
80 gg
D(+50 gg)
130 gg
 
Disponibilità liquide
4
4
Crediti v/clienti
266
D(+166 gg)
432
Crediti diversi
13
13
Rimanenze magazzino
86
86
Erario c/to IVA
-
-
Attività circolanti (a)
368
D(+166 gg)
534
 
Passività di funzionamento (b)
171
-
171
 
CCN op (a-b)
197
D(+166 gg)
363

3.4 ESEMPI SULLA MODALITÀ DI ANALISI DEI VALORI CHE SCATURISCONO IN SEDE DI SIMULAZIONE NELLO STATO PATRIMONIALE E NEL CONTO ECONOMICO

3.4.1 Eventi presupposti
Per gli argomenti di seguito trattati si faccia riferimento al foglio di calcolo “Situazione simulata” alla fine del presente capitolo.
Si presume che a fronte dell’inizio dell’attività sia necessario un investimento di 2.542 L/mil. La copertura del fabbisogno generato dalle immobilizzazioni si concretizza con un finanziamento di 1.750 L/mil, ammortizzato in 7 anni ad un tasso del 4.25%, e un aumento del capitale sociale a 1.000 L/mil.
Nel primo anno, in assenza di produzione, non sono previsti ammortamenti delle immobilizzazioni materiali.
Il fabbricato industriale utilizzato per la produzione sarà preso in affitto dalla M.M.C. Srl con un regolare contratto di locazione. Gli affitti dell’immobile sono stimati pari a 6.000 L/mq (valori di mercato) per 700 mq con un contratto d’affitto a partire dal mese di ottobre del 2000.
Nell’investimento è stato conteggiato una spesa di adeguamento dei locali per un ammontare di 50 L/mil. La predisposizione dei locali deve tenere in considerazione l’adattamento della distribuzione dell’energia elettrica, dell’acqua e del gas, inoltre, bisogna rinforzare la base su cui verrà installato il macchinario principale.

3.4.2 Prime considerazioni su bilancio e conto economico
Prima di iniziare le valutazioni è rilevante tenere conto che, in questa simulazione, una forma importante di finanziamento della gestione è rappresentata dalla mancata distribuzione degli utili; sebbene il loro completo reinvestimento possa essere una situazione poco realistica è comunque l’impostazione seguita.
In conto economico, il primo (assenza di produzione) e secondo anno abbiamo una chiusura dell’esercizio in perdita, ad esso si contrappone negli anni successivi un utile in crescita esponenziale:

Tabella 8 – Andamento del Risultato Netto d’esercizio negli anni successivi al primo con riferimento ai ricavi
2002 3° anno 13.8% dei ricavi
2003 4° anno 28.3% dei ricavi
2004 5° anno 31.6% dei ricavi

Se analizziamo la crescita del fatturato rispetto al periodo precedente:

Tabella 9 – Andamento del fatturato negli anni successivi al primo
2002 3° anno 99% rispetto al 2° anno
2003 4° anno 83% rispetto al 3° anno
2004 5° anno 38% rispetto al 4° anno

Più in generale la crescita del fatturato tra il 2001 e il 2004 è dell’80%, a fronte di un incremento dei costi fissi nel periodo compreso tra il 2001 e il 2004 del 19%. L’andamento abbastanza costante di tali costi, ma anche dei costi sostenuti a fronte del pagamento degli ammortamenti, degli oneri finanziari e delle imposte, garantisce all’impresa quegli ampi margini da cui si concretizza l’utile.

Tabella 10 – Incidenza percentuale degli ammortamenti, oneri finanziari e delle imposte sul fatturato
2002 3° anno 32.9% sul fatturato
2003 4° anno 32.2% sul fatturato
2004 5° anno 31% sul fatturato

Nello stato patrimoniale ci sono due voci da tenere in particolare considerazione: banche c/c passivi e disponibilità liquide.
La prima presenta un picco nel secondo anno di 432 L/mil che viene completamente assorbito nel quarto. A carico di tali debiti finanziari a breve incide notevolmente la chiusura dei primi due esercizi in perdita; la gestione in questo periodo genera un flusso di cassa negativo pari a 131 L/mil nel primo e 301 L/mil nel secondo, da cui il valore di 432 L/mil. Il flusso di cassa negativo si contrappone a una primo flusso di cassa positivo del terzo anno (325 L/mil) che permette di coprire parte dei debiti finanziari a breve, anche se, sarà solo nel quarto anno che il flusso di cassa coprirà interamente quel valore residuo di 107 L/mil.
Il valore ipotizzato residuo del flusso di cassa (897 L/mil) viene registrato nelle disponibilità liquide, idem per l’anno successivo dove il flusso di cassa essendo positivo e non essendoci altri debiti a breve da coprire dagli anni precedenti, viene interamente portato in quella voce incrementando il valore a 2.094 L/mil.
Le cose chiaramente inizierebbero a cambiare con la distribuzione degli utili che si renderebbe possibile nel quarto e nel quinto anno.
Ritornando ai valori iscritti nella voce “disponibilità liquide” è importante sottolineare che nella pratica è poco verosimile avere dei valori di cassa e Banca c/c attivi di queste dimensioni. In una situazione reale l’impresa provvede a fare opportuni investimenti profittevoli, in immobilizzazioni (siano materiali che finanziarie) vincolando il capitale nel lungo periodo. Nella nostra simulazione questo percorso non viene seguito, le limitazioni dipendono da come è stato impostato il foglio di calcolo.

3.4.3 Analisi costi-volumi-risultati
Lo scopo di questa analisi è quello di verificare se il progetto presenta delle buone prospettive di reddito. La prima cosa da fare è calcolare il punto di pareggio operativo in fatturato.

Calcolo del punto di pareggio in fatturato (Break Even Point)
Fatturato BEP = Costi fissi/ Margine di Contribuzione %

Margine di Contribuzione % = Fatturato/ Margine di Contribuzione

Si tratta di determinare quel livello di fatturato in grado di coprire tutti i costi. Nella simulazione i valori sono calcolati a partire dall’anno 2001 poiché nel 2000 non c’è produzione:

 
2001
2002
2003
Fatturato di pareggio
733 L/mil
831 L/mil
897 L/mil
Fatturato previsto
1010 L/mil
2010 L/mil
3670 L/mil
% di realizzazione del fatturato previsto
73%
41%
24%

Il fatturato di pareggio viene ampiamente coperto e superato per tutti e tre gli anni considerati, questo significa che in queste condizioni si verifica la copertura di tutti i costi fissi e variabili con la realizzazione di un ampio margine che dovrà ancora coprire gli ammortamenti, gli oneri finanziari e le imposte. In questo caso si rende necessario un approfondimento dell’analisi con il calcolo del punto di profitto.

Calcolo del punto di profitto
Questo calcolo ci consente di calcolare il volume di vendite necessarie a coprire sia i costi di gestione caratteristica, sia quelli finanziari e fiscali. Stimiamo i seguenti costi sulla base del conto economico previsionale per l’anno 2001:
Ammortamenti 354
Oneri finanziari 106
Imposte 13
Ris. Operativo desiderato 473
________________________
Reddito netto desiderato 0

Fatturato = (Costi fissi di struttura + R.O. desiderato)/ Margine di contribuzione % = 1073/0,817 = 1,311

 
2001
2002
2003
Fatturato di pareggio
1311 L/mil
1662 L/mil
2372 L/mil
Fatturato previsto
1010 L/mil
2010 L/mil
3670 L/mil

Analisi del grado di rigidità della struttura del costo
L’elasticità operativa di un’azienda è legata all’incidenza dei costi variabili sui ricavi. Maggiore è tale incidenza più stretta risulterà la forbice definita dall’intersezione tra ricavi e costi totali, ecco allora che all’aumentare dei volumi aumenteranno rapidamente anche i costi variabili e ridotto sarà il margine operativo lasciato per la copertura dei costi fissi.

Indice di flessibilità = Costi variabili totali (nel punto di pareggio) / Costi fissi totali = 134 / 600 = 0,223

 
2001
2002
2003
Costi variabili totali (nel punto di pareggio)
134 L/mil
169 L/mil
178 L/mil
Costi fissi totali
600 L/mil
662 L/mil
719 L/mil
Indice di flessibilità
0,223
0,256
0,248

Questi risultati mettono in evidenza come l’azienda presenti una struttura dei costi molto rigida (ovvero una forbice fra ricavi e costi totali molto ampia), reagendo male a diminuzioni nei volumi in quanto hanno limitate possibilità di comprimere i costi. In compenso questo tipo di azienda trae grande vantaggio da aumenti nei volumi, in quanto, al crescere di questi, i costi (in gran parte fissi) aumentano, ma in misura contenuta.

3.4.4 Analisi per indici
L’utilizzo di alcuni indici permetterà di evidenziare la situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’azienda.

Indice di indipendenza finanziaria
Indice di indip.za finanz. = Patrimonio netto / Capitale investito

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,31 0,21 0,32 0,49 0,67

Segnala in che misura una società si finanzia con capitale proprio.
Nella situazione ipotizzata con un valore inferiore a 0,33, si avrebbe una struttura finanziaria pesante nella fase di start-up (primi tre anni) per ridimensionarsi completamente negli ultimi due anni dove per un indice > a 0.5 la struttura finanziaria può essere definita normale.

Rapporto di leva
Rapporto di leva = (Debiti a M/L termine + Debiti a breve) / Patrimonio netto

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 2,25 3,70 2,16 1,03 0,49

Trattasi di un indice analogo a quello di indipendenza finanziaria con l’unica differenza che la situazione ottimale è individuata con un indice pari a 1. La situazione verificata rispecchia quella emersa con l’indice di indipendenza finanziaria.

Indice di copertura finanziaria delle immobilizzazioni
Indice di copertura fin. = Patrimonio netto / Immobilizzazioni nette

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,32 0,25 0,44 1,22 2,92

Questo indice, misura il modo in cui il patrimonio netto finanzia le immobilizzazioni senza dover quindi ricorrere all’indebitamento esterno, può essere letto come integrazione dell’indice di indipendenza finanziaria. In generale la misura attribuita a tale indice è buona per un valore pari a 1, ottimale se > di 1 e precaria se <1. Nel caso in cui il valore sia molto basso bisogna leggere l’indice seguente: Indice di copertura finanziaria delle immobilizzazioni attraverso debiti a lungo termine.

Indice di copertura finanziaria delle immobilizzazioni attraverso debiti a lungo termine
Indice di copertura fin. attraverso debiti a lungo = (Patrimonio netto + Debiti a M/L termine) / Immobilizzazioni nette

  2000 2001 2002
Situazione 0,97 0,89 1,08

Qualora l’indice di copertura finanziaria delle immobilizzazioni evidenzia una situazione precaria (<1), è necessario considerare anche questo indice che verificherà se la parte delle immobilizzazioni che non è stata finanziata attraverso il capitale netto venga finanziata attraverso il ricorso a debiti a M/L termine e non debiti a breve. Tale indice deve essere superiore a 1.
Alla luce dei valori emersi dall’indice di Indipendenza finanziaria, dall’Indice di copertura delle immobilizzazioni e infine da quest’ultimo, deve ritenersi che oltre a essere rilevante la parte delle immobilizzazioni non finanziate attraverso il patrimonio netto, la situazione è particolarmente critica nei primi due anni dove, parte delle immobilizzazioni è finanziata attraverso debiti a breve.

Indice di liquidità secca
Indice di liquidità secca = Crediti a breve termine / Debiti a breve termine

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,46 0,48 0,99 1,09 1,50

Si vuole verificare la capacità di soddisfare i debiti a breve scadenza, soprattutto bancari, attraverso l’utilizzo delle disponibilità finanziarie liquide o liquidabili a breve. I crediti a breve termine fanno riferimento alle attività circolanti depurate dalle scorte e considerando le disponibilità finanziarie solo per il valore della cassa minima.
Nel caso ipotizzato la situazione è critica nei primi due anni, ai limiti della normalità (da 0,5 a <1) ed ottimale nei tre anni successivi.

Indice di liquidità corrente
Indice di liquidità corrente = (Crediti a breve termine + rimanenze) / Debiti a breve termine

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,46 0,63 1,32 1,46 2,01

Si verifica la capacità a soddisfare i debiti a breve scadenza, soprattutto bancari, attraverso l’utilizzo delle disponibilità finanziarie liquide o liquidabili a breve considerando anche le rimanenze del magazzino.
I valori continuano a evidenziare una situazione precaria nei primi due anni (<1).

Valutazione finanziaria
La situazione finanziaria complessiva dell’impresa è particolarmente precaria nella fase di avvio dell’attività (primi due anni). In questa fase è necessario tenere in considerazione alcuni aspetti di una certa rilevanza:
- La produzione ha inizio nel secondo anno di attività;
- La perdita a fatturato zero registrata nel primo anno, va ad incidere la gestione del secondo, già particolarmente critica per l’avvio della produzione.
Nonostante alcune difficoltà in tale periodo, gli indici finanziari fino ad ora utilizzati hanno evidenziato una situazione aziendale che, in modo crescente, presenta le seguenti caratteristiche:
- Ottima disponibilità crescente di mezzi finanziari propri;
- Capacità dell’azienda a finanziarsi con capitale proprio;
- Capacità a soddisfare i debiti a breve scadenza, soprattutto bancari, attraverso l’utilizzo delle disponibilità finanziarie liquide o liquidabili a breve;
- Capacità a soddisfare i debiti a breve scadenza, attraverso l’utilizzo delle disponibilità finanziarie liquide o liquidabili a breve considerando anche le rimanenze di magazzino.
Questi indici forniscono nell’insieme un’informazione positiva per quanto riguarda la capacità dell’impresa a far fronte ai propri impegni finanziari, ossia alla sua solvibilità immediata. Tuttavia, al fine di non ignorare eventuali situazioni che a lungo andare potrebbero compromettere anche la situazione finanziaria, si procede con il considerare anche la struttura reddituale dell’impresa facendo usa degli indici che seguono.

Indice di redditività del capitale proprio
R.O.E. = (Utile netto / Patrimonio netto) X 100

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,0% 0,0% 33,6% 55,8% 46,2%

Si misura in questo modo la redditività del capitale messo a disposizione dagli azionisti. In generale, per essere apprezzabile, la misura di questo indice dovrebbe essere pari al rendimento sugli investimenti finanziari privi di particolari rischi (trattasi generalmente di titoli di stato). Tanto più supera il tasso medio, tanto più la redditività è buona, pertanto nella situazione ipotizzata si ha una misura eccellente dell’indice.

Indice di redditività del capitale investito
R.O.I. = (Reddito operativo / Capitale investito ) X 100

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,0% 0,0% 22,3% 49,0% 54,4%

Si misura in questo modo il ritorno dell’investimento, base per operare opportune scelte. In generale tale indice deve avere un valore minimo pari al costo del denaro a breve. Quanto più supera il tasso medio, tanto più la redditività è buona.

Indice di redditività del capitale di terzi
R.O.D. = Oneri finanziari / Capitale di terzi X 100

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 2,9% 5,7% 5,6% 5,7% 6,1%

Il capitale di terzi nel nostro caso si riferisce ai debiti a breve verso banche e debiti per finanziamenti. Il valore esprime il tasso medio d’interesse che viene corrisposto ai mezzi messi a disposizione dai terzi. La situazione è buona perché tale indice è inferiore al ROI, indipendentemente da questo confronto, la situazione è comunque ottimale perché è un interesse competitivo rispetto al costo del denaro a breve.

Indice di redditività delle vendite
R.O.S. = Reddito operativo / Ricavi delle vendite X 100

  2000 2001 2002 2003 2004
Situazione 0,0% 0,0% 29% 50,7% 55,3%

Nel caso specifico la redditività dei diversi prodotti è particolarmente elevata.

Valutazione reddituale
La situazione reddituale rilevata attraverso gli indici mette in evidenza:
- Un’ottima redditività del capitale messo a disposizione dagli azionisti in quanto l’investimento nell’azienda è certamente più remunerativo di quanto ottenibile dagli investimenti privi di rischi particolari;
- Ottimo il ritorno dell’investimento;
- Presenza di oneri finanziari contenuti in quanto l’interesse corrisposto ai terzi è inferiore al costo del denaro a breve termine e inferiore al ROI;
- Le vendite sono caratterizzate da ottimi margini.

3.4.5 Conclusioni
Non è stata effettuata una valutazione patrimoniale per indici in quanto, rotazione delle materie prime, rotazione dei prodotti finiti, rotazione dei debiti verso fornitori, rotazione dei crediti verso clienti li poniamo noi come presupposti del foglio di calcolo (Prospetto 1).
Aspetti rilevanti che caratterizzano la simulazione:
- L’impresa inizia ad essere produttiva a partire dal secondo anno (2001);
- Il fatturato stimato nel primo anno di produzione è molto conservativo rispetto ai ricavi di vendita obiettivo;
- Ammettiamo che ci sia un mercato pronto a recepire il prodotto.
A fronte di tali condizioni, l’impresa presenta una situazione reddituale molto buona, un po’ precaria è la struttura finanziaria i primi due anni (fase più delicata) che viene recuperata velocemente grazie alla presenza di margini elevati.
Da queste valutazioni si mette in luce una struttura sana, un’azienda solvibile nel lungo periodo che non dovrebbe incontrare difficoltà per la concessione di prestiti o per intrattenere rapporti commerciali. Alla luce dei parametri ipotizzati, un netto miglioramento finanziario nel secondo anno può derivare dal rafforzamento della funzione commerciale per potersi garantire un fatturato più elevato nel primo anno di produzione.

3.5 PROSPETTI DELLE SIMULAZIONI
I prospetti delle simulazioni sono realizzati con il programma da me messo a punto, inserire un'immagine dei prospetti avrebbe reso quetsa pagina ancora piu' pesante di quello che è già. Pertanto, se qualcuno fosse interessato vederli è sufficiente che mi faccia un'email di richiesta, glieli invierò volentieri.

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