Indice
Premessa
Introduzione
  Prima parte: Aspetti teorici
Capitolo primo: Il Business Plan - aspetti generali
Capitolo secondo: Aspetti teorici della pianificazione e programmazione aziendale
  Capitolo terzo: Sviluppo e analisi di un modello economico-finanziario su elaboratore
  Seconda parte: Sviluppo di uncaso aziendale
Capitolo quarto: Sintesi preliminare
Capitolo quinto: Descrizione generale dell'impresa
Capitolo sesto: Prodotti e servizi
  Capitolo settimo: Il piano di marketing
  Capitolo ottavo: Il piano tecnico operativo
  Capitolo nono: Il piano economico-finanziario
  Capitolo decimo: Allegati
Bibliografia e note

 

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE
FACOLTÀ DI ECONOMIA
   
Capitolo Primo:
IL BUSINESS PLAN: ASPETTI GENERALI

1.1. DEFINIZIONE DI BUSINESS PLAN
Il business plan o piano d’impresa o anche studio di fattibilità è un documento scritto che serve a presentare, in maniera organica ed efficace, un’idea imprenditoriale (10), le risorse umane, tecniche e finanziarie necessarie alla sua implementazione e i possibili risultati che se ne potranno ricavare.
Può quindi essere definito come un documento previsionale contenente dati quali-quantitativi (11)che giustifichino l’esistenza dell’azienda in termini reali e che permettano di acquisire una visione complessiva dell’attività aziendale ricavandone gli obiettivi strategici e prioritari. È quindi un progetto dettagliato, che prende in esame tutte le aree di attività di un’impresa. È una sorta di carta d’identità dell’azienda, attraverso la quale si mettono per iscritto tutte le componenti di un piano imprenditoriale: dall’analisi di mercato al progetto finanziario, dal marketing alla gestione delle risorse umane. È un lavoro che richiede tempo e dedizione. Non si tratta di una semplice descrizione dell’attività che si intende avviare, né di un promemoria sulle principali spese da sostenere e sui fornitori da contattare. Si tratta di un processo di pianificazione a tutti gli effetti che si concretizzerà in un progetto dettagliato che dovrà “gettare le fondamenta della nuova impresa” garantendone maggiori probabilità di sopravvivenza.
Il processo di pianificazione aziendale sta diventando uno strumento sempre più importante per i managers dei nostri giorni. Pianificare significa prendere consapevolezza di quelli che sono i rischi legati a una specifica attività. Un’abilità, questa, che richiede grande immaginazione nel prevedere anche le situazioni più strane e che un manager o imprenditore deve possedere o sviluppare.

1.2. MOTIVAZIONI E VANTAGGI NELLA REDAZIONE DI UN BUSINESS PLAN
Le motivazioni che portano alla stesura di un business plan sono due e sostanzialmente dipendono dalla modalità di utilizzazione dello stesso. La prima fa riferimento all’opportunità di utilizzarlo come strumento di gestione interna e di controllo (utilizzo interno), la seconda può dipendere dalla convenienza di presentare il progetto a:
- Possibili soci;
- Finanziatori;
- Enti che possono concedere finanziamenti agevolati;
-Merchant bank o società di venture capital che possono essere interessate ad entrare temporaneamente nel capitale di rischio dell’azienda.
In questi casi (utilizzo esterno) il business plan è lo strumento in grado di valutare convenienza economica e fattibilità finanziaria dell’idea imprenditoriale e verrà richiesto ad esempio dagli istituti finanziari nelle fasi che precedono la concessione del finanziamento. Nella realtà imprenditoriale, la maggior parte dei piani d’impresa vengono predisposti allo scopo di ottenere finanziamenti (12), mentre si tende a sottovalutare la sua portata come strumento di gestione interna e di controllo dell’attività. Gli imprenditori sono piuttosto scettici sulla possibilità di prevedere il futuro attraverso la stesura di piani previsonali. A questo riguardo è opportuno chiarire un punto importante. I bilanci previsionali non vengono elaborati per “prevedere”, ma per “comprendere” (13). È vero che è molto difficile prevedere le vendite, ma se l’imprenditore è in grado di prevedere, anche in modo approssimativo, l’ammontare dei costi unitari e dei costi fissi connessi alla capacità produttiva che intende installare, allora sarà anche in grado di stimare in modo approssimativo il fatturato che dovrà raggiungere per andare in pareggio. Questo significa stabilire un obiettivo, l’imprenditore saprà che solo arrivando a quel livello di vendite potrà avere un risultato reddituale positivo, e questo è sicuramente un aspetto importante.
Ma i vantaggi che si possono ottenere attraverso la stesura di un documento previsionale sono molteplici, infatti, un business plan:
- Permette di pensare alla propria area di responsabilità in un modo totalmente diverso. È un’esperienza costruttiva che dà la possibilità di acquisire o di migliorare l’abilità nell’organizzare la propria attività e nel raggiungere risultati concreti e migliori.
- Può essere considerato un utile esercizio (14)che sicuramente prende molto tempo, ma non deve essere visto come tempo sprecato bensì come investimento temporale per aprire gli occhi sui reali rischi ed opportunità dell’attività. Questo permette all’imprenditore di focalizzarsi su obiettivi prioritari e sviluppare un chiaro senso della direzione verso cui vuole muovere il business.
- Permette di visualizzare per tempo tutti, o quasi, i possibili rischi (15)in cui si potrebbe incorrere nello svolgimento dell’attività d’impresa, con il vantaggio di trovare la soluzione di un problema prima che questo si verifichi realmente. Sicuramente una situazione che per un certo senso mette l’azienda in una condizione agevolata perché pronta ad affrontarlo o quantomeno cosciente della possibilità che esista una certa categoria di rischi.
- Permette di acquisire maggiore sicurezza sulle modalità di organizzazione del proprio business.
- Permette di coinvolgere i soci (16)e il personale nell’attività d’impresa. In altre parole può diventare un importante veicolo di comunicazione interna tra l’alta direzione e i livelli sottostanti, rendendo noto in maniera chiara e formale, quali sono le aspettative di redditività dell’impresa e quali le priorità da rispettare.
- Ed infine può essere utilizzato come strumento di valutazione delle concessioni di finanziamento. È in paesi come Stati uniti e Inghilterra dove si registra un sempre crescente utilizzo del business plan ed è praticamente impossibile ottenere finanziamenti per sviluppare nuove attività d’impresa se non si è in grado di presentare piani d’impresa soddisfacenti. In particolare sono le società di venture capital, paragonabili alla figura italiana delle società finanziarie di investimento nel capitale di rischio (17), le principali artefici del successo riscosso dal business plan. Infatti, lo sviluppo dei fondi di venture capital (18)e la diffusione del business plan sono andati di pari passo.

1.3. IL LIVELLO DI APPROFONDIMENTO DI UN BUSINESS PLAN DESTINATO AD UN USO ESTERNO
La diffusione del business plan tra coloro che gestiscono fondi di investimento di venture capital ha, inoltre, fatto sì da operare, all’interno dei piani d’impresa predisposti al fine di ottenere finanziamenti, un’ulteriore distinzione degli stessi a seconda che siano rivolti a società creditizie (19)(banche) o a società di investimento nel capitale di rischio (società di venture capital).
Le società creditizie richiedono un business plan relativamente più semplice rispetto a quello richiesto dalle società che investono nel capitale di rischio. Tale differenza discende soprattutto dal fatto che finanziatori e investitori possiedono aspettative diverse riguardo all’impresa che finanziano. Quello che interessa ai finanziatori è soprattutto che l’impresa sia in grado di restituire il prestito nei tempi previsti poiché, indipendentemente dal grado di successo ottenuto dalla stessa, al finanziatore spetta in genere il pagamento regolare delle quote capitale e degli interessi.
Gli investitori, invece, possiedono dei cointeressi nell’impresa che finanziano. Essi acquistano quote di capitale proprio e pertanto sono interessati a che l’impresa operi con successo sul mercato, e che aumenti i suoi profitti, in modo tale da incrementare anche il rendimento del loro investimento. Ed è in virtù di questo loro coinvolgimento diretto che le società di venture capital s’impegnano a fornire, oltre al capitale, anche una serie di servizi d’assistenza tecnica, commerciale e organizzativa, che risultano essere estremamente utili per le nuove imprese. Di seguito viene presentata una breve scheda riguardante i fondi di venture capital.
I fondi di venture capital (20). Dal punto di vista giuridico, i fondi di investimento di venture capital sono spesso costituiti da società in accomandita semplice in cui il professionista che gestisce il fondo, il venture capitalist, ha il ruolo di socio accomandatario, mentre i soci accomodanti, composti per la maggior parte da istituzioni finanziarie (banche), fondi pensione e grandi società in quanto la quota minima di partecipazione è molto elevata, forniscono il capitale necessario. I fondi di venture capital hanno una durata definita nel tempo, di solito tra gli otto e i dodici anni, alla scadenza dei quali, il fondo viene ripartito tra i vari soci accomodanti. Nelle scelte di investimento del fondo, le società di venture capital sono alla ricerca di imprese giovani, “attive” e a forte potenziale di crescita, aziende con uno sviluppo costante e non “fuochi di paglia”. Esse sono interessate principalmente a due cose:
- Tassi di rendimento composti su base annua pari o superiori al 25-50 per cento;
- Investimenti convertibili in liquidità in un periodo di tempo relativamente breve.
Il criterio di selezione adottato e l’assistenza commerciale e organizzativa fornita alle imprese finanziate, spiegano perché il fondo di venture capital è investito, nell’arco della sua durata, in un numero limitato di imprese, che può andare da un minimo di 10 ad un massimo di 50. una delle conseguenze del numero ridotto di imprese finanziate, è che la base minima per accedere a un finanziamento da parte di un fondo di venture capital è piuttosto consistente (400-800 milioni) (21).
L’alto livello di cointeressamento da parte del venture capitalist, il numero limitato di imprese finanziate e l’elevato tasso di rendimento atteso spiegano perché i business plan richiesti dalle società di investimento sono più dettagliati e rigorosi rispetto a quelli richiesti dalle società di finanziamento.
A conferma di quanto appena detto vi è la prassi, seguita dalle banche, di richiedere elevate garanzie a tutela del prestito concesso. Queste ultime, infatti, sono quasi più interessate all’entità di tali garanzia che all’eventuale business plan presentato, esigendo l’iscrizione di privilegi e ipoteche su beni immobili, e spesso anche fideiussioni da parte degli imprenditori a titolo di garanzia personale e a conferma dell’effettivo impegno assunto dall’impresa.
Uno dei principali vantaggi, tuttavia, di un finanziamento ottenuto sotto forma di credito anziché di capitale di rischio, è la maggior rapidità dei finanziatori nel prendere le decisioni rispetto agli investitori. I finanziatori, nella loro scelta delle imprese da finanziare, hanno minori esigenze rispetto agli investitori riguardo alle caratteristiche che l’investimento deve soddisfare: si soffermano di meno a valutare che la proposta ricevuta sia veramente valida e basano la riduzione del rischio connesso a una mancata restituzione del prestito e degli interessi, soprattutto sull’esistenza di elevate garanzie personali e patrimoniali. Non è affatto esagerato quindi, aspettarsi una decisione del finanziatore, o persino la concessione del finanziamento, entro due o tre mesi dalla presentazione del business plan. Nel caso delle società di venture capital, invece, questo termine viene spesso raddoppiato o addirittura triplicato (22).

1.4. IL BUSINESS PLAN IN ITALIA
Il nostro paese presenta caratteristiche economiche e strutturali che contemporaneamente favoriscono e ostacolano lo sviluppo dell’attività di investimento nel capitale di rischio (23). Se da una parte vi è, infatti, una realtà produttiva la cui ossatura portante è costituita dalla piccola e media impresa, a cui maggiormente si adatta l’attività di investimento nel capitale di rischio, dall’altra vi sono una serie di condizioni a contorno che rendono la situazione italiana meno favorevole e tra queste le principali sono:
- Numero relativamente ridotto di piccoli e medi imprenditori dotati di una solida struttura tecnica, propensi a farsi affiancare da qualificati professionisti, aperti al coinvolgimento diretto dei collaboratori nelle scelte strategiche, e disponibili a cedere quote di partecipazione delle loro aziende. La paura di molti imprenditori è di perdere la propria indipendenza operativa;
- Assenza di adeguate agevolazioni fiscali. L’Italia alla stregua degli Stati Uniti dovrebbe adottare una politica fiscale più agevolativa che punitiva dell’investimento e del disinvestimento da parte delle società di venture capitale e merchant banking. Le principali facilitazioni fiscali richieste a tal proposito da parte degli esperti possono ricondursi a: esenzione da Irpeg, Irpef e Irap delle plusvalenze patrimoniali comunque maturate se reinvestite in un determinato lasso di tempo e deducibilità dal reddito imponibile dei risparmiatori e degli investitori istituzionali degli esborsi per sottoscrizioni di quote di tali società;
- Difficoltà per un rapido smobilizzo dell’investimento al momento in cui l’operatore decide di raccogliere i frutti del proprio intervento e di recuperare il capitale in vista di nuove operazioni. Se non si può alimentare un regolare turnover delle partecipazioni, infatti, ci si arresta al primo “gradino” e si rimane vincolati su poche iniziative. Grazie ai recenti interventi di ammodernamento, in Italia la borsa valori sta diventando uno dei principali canali di smobilizzo dell’investimento.

I principali operatori italiani nel venture capital e nel merchant banking (24 e 25)e , sia attraverso la costituzione di apposite società di investimento nel capitale di rischio (26)che direttamente, sono le compagnie di assicurazione, le banche, i fondi pensione, i fondi chiusi e le grandi aziende industriali (27).
A fianco a queste imprese, svolgono attività di investimento nel capitale di rischio:
- Le società finanziarie regionali (Sfr). Costituite negli anni settanta e presenti in quasi tutte le regioni italiane, acquisiscono di norma partecipazioni di minoranza in società di piccole dimensioni utilizzando quasi sempre i fondi appositamente conferiti loro dalle regioni. Oltre che nella partecipazione al capitale di rischio, gli interventi delle Sfr si diramano nella cessione di finanziamenti a medio e lungo termine a valere su fondi regionali, nell’organizzazione di corsi di formazione, nello svolgere attività di leasing e di factoring.
- Gli Istituti di Mediocredito Regionale. Costituiti negli anni sessanta e settanta acquisiscono partecipazioni di stretta minoranza in società di piccola e media dimensione ed erogano finanziamenti a medio e lungo termine.

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