Prima della Seconda Guerra
Mondiale alcuni gemonsi, tutti del borgo di Stalis, solevano
raccogliere ghiaccio nella zona del Chiampon denominata Glaceris.
Questo veniva poi venduto al Cafè Falomo per mantenere
fresche le bibite, poiché allora non esistevano i moderni
frigoriferi di oggi, nonché per produrre gelato e per
montare la panna. Oltre che Falomo, il ghiaccio veniva venduto
anche all’ospedale San Michele.
Lis Glaceris costituiscono un fenomeno di tipo carsico, sono
cioè dei veri e propri pozzi naturali, profondi dai
sette ai nove metri, in fondo ai quali si conservava perennemente
il ghiaccio, formatosi d’inverno. Negli anni di caduta
minima di neve, c’erano addirittura persone addette,
che andavano a riempire quei pozzi con la neve che c’era
in superficie, per avere poi sempre il ghiaccio a disposizione.
Per il recupero, un uomo si calava con la corda nelle Glaceris.
I blocchi di ghiaccio venivano ridotti in pezzi piu’
piccoli con l’accetta (manarie) e, avvolti in sacchi
di iuta, venivano portati in superficie sempre con l’aiuto
della corda. Sacchi venivano quindi caricati nelle gerle e
portati fino a Stella Foredor, infine venivano caricati su
una grande slitta e portati a valle (50-60 Kg per ogni carico).
Tanti “stablins” si dedicavano a questa attività,
in quanto il prodotto era molto richiesto. Alcuni nomi di
raccoglitori con i relativi soprannomi:
Antonio Copetti (il Gii)
Pietro Copetti (Pieri da Larie)
Biagio Copetti (Blason)
Giovanni Copetti (Tempare)
Tommaso Copetti (Broili)
Leonardo Copetti (Cagnat)
Luca Palese